Architetto, designer, artigiano, difficile incasellare il suo mondo visionario in una rigida categoria. Angelo Luca Tacchinardi rappresenta simbolicamente il senso del vero Made in Italy: quell’universo speciale, unico, fluido e stratificato che attinge al passato, alla storia dell’arte, alla capacità artigiana del nostro Paese, alla sperimentazione aulica del genio italiano che tutto il mondo ammira e riconosce.

Dal progetto al gesto manuale della creazione Tacchinardi insegue un grande sogno di bellezza, di epica poesia contemporanea. A parlare sono le case che portano la sua firma e le sue opere poderose realizzate con materiali scartati, vecchi pezzi di legno, lamiere, brandelli di lampade, carta, avanzi che lo hanno ispirato, quasi chiamato.

Le sue opere, i suoi oggetti di design, i suoi progetti abitativi hanno addosso una pelle maturata dal tempo che scorrendo sembra averli modellati in autonomia. Una stratificazione che si percepisce e che li rende unici, difficilmente replicabili.

Lo abbiamo incontrato nel suo meraviglioso studio sul Naviglio grande a Milano, all’interno di un’area artigianale, una ex vetreria del primo dopoguerra. Un luogo cercato, un ampio spazio riprogettato e riconvertito dal punto di vista funzionale ed energetico. Un luogo che sfruttando l’energia solare oggi riesce a soddisfare completamente il fabbisogno energetico della struttura.

  • In venticinque anni di professione di architetto, il progetto è sempre al centro della tua vita?

Venticinque anni di professione mi fanno sentire più giovane, mi sono laureato nel 92 e all’epoca già collaboravo da qualche anno con alcuni amici architetti. Comunque la risposta è si, considero l’esistenza un grande progetto, un contenitore di progettualità amalgamate dal tempo.

Il progetto è al centro perché è il collettore della sensibilità individuale e risponde alle sollecitazioni determinate da ciò che si sta vivendo.  Il progetto è la risposta nel proprio linguaggio, una sintetica rappresentazione del momento, lo specchio in cui riconoscersi.

  • Il tuo rapporto con il tempo?

Difficile, una lotta quotidiana, forse pretendo troppo, faccio troppi progetti e non mi riferisco solo al lavoro anzi, come dicevo prima l’esistenza può essere uno spazio enorme ma anche molto ristretto dipende dal progetto. Spesso ho cercato concettualmente di fissare il tempo nei miei lavori soprattutto in alcuni, quelli che richiedono una casuale ripetizione compositiva, una meticolosa costruzione e dei tempi dilatati di realizzazione.

  • Ci racconti il senso della luce per te, come riesci ad arredare lo spazio con la luce?

Le mie fonti di luce sono delle presenze che si rivolgono alla sensibilità personale, creano un’atmosfera intima, calda, accogliente, fanno leva sulle emozioni, cercano ascolto, a volte la luce proiettata sulle pareti disegna lo spazio creando degli ambienti molto rilassanti.

  • Manuale e concettuale in te si fondono, gesto e pensiero coincidono?

Si in questo mi ritrovo, si è portati a pensare al concettuale come ad un’espressione senza impronte, senza presenza, senza fisicità, un esercizio mentale.  Io non considero il mio lavoro prettamente concettuale anche se, come tutte le cose, nasce da un concetto/idea che si sviluppa attraverso l’utilizzo del corpo, la lavorazione manuale e gli utensili, applicato ai materiali, la mia espressività è fatta di impronte, segni, tracce lasciate da me e dal tempo.

  • Un cliente che viene nel tuo studio cosa cerca e cosa trova?

Spesso si trova spaesato perché crede di recarsi in un classico studio di architettura. Molta soddisfazione mi è stata data negli anni dai bambini che a volte mi hanno chiesto “che cos’è questo posto?”. Amo i bambini e ammiro moltissimo il loro pensiero spurio, diretto, sintetico e disinibito, cosa che non ritrovo negli adulti che solitamente si dividono in due categorie, quelli che si accorgono e quelli che non si accorgono cioè gli stereotipati. Sicuramente chi si rivolge a me cerca un pezzo unico creato per il suo spazio, per sé. Sono persone che mi conoscono da tempo o con cui ho costruito un rapporto lavorando a un progetto da cui poi nasce la richiesta di inserimento di un’opera.

 

Caterina Misuraca

 

Nelle immagini opere dell’architetto Tacchinardi

Foto in alto: Appartamento privato Palazzo Belgioioso Milano

Nel soggiorno la Consolle Carrozzeria realizzata con pezzi di carrozzeria d’auto recuperati e saldati con puntatrice elettrica, struttura autoportante senza scheletro,  colori originali delle auto, costruita interamente a mano.

2 foto centrali:  Studio Privato Palazzo Jacini Milano

Portavaso in lamiera di bronzo. Un foglio di bronzo arrotolato satinato a mano a forma di cono e Consolle Legno realizzata con un particolare pannello di multistrato composto da legno alternato  a stoffa molto flessibile, finitura grezza con stuccature a vista.

Foto in basso: Lampada da tavolo Dirigibile, scheletro in filo di ferro saldato rivestito con fasce di rame ottenute sbalzando a freddo un tubo sottile, lampadina attacco E27, dimensioni cm 43×26.