Nel centro di Milano un progetto residenziale crea spazio che non c’era
Agli ultimi piani di un distintissimo palazzo milanese degli anni trenta, Icona Architetti Associati ha disegnato un incredibile duplex recuperando i sottotetti del bâtiment: un progetto residenziale capace di creare uno spazio nuovo dove prima non c’era.
Una giovane coppia cercava da tempo un rifugio in centro a Milano, manifestando l’idea di abitare all’interno di un edificio storico. Proprio in quel momento Icona Architetti Associati stava procedendo al refurbishing di un fabbricato di appartamenti novecentesco, il cui stile corrispondeva perfettamente ai desiderata dei committenti.
L’opportunità è diventata concreta quando si è intuito la possibilità di ricavare, dalla generosa altezza dei sottotetti in ristrutturazione, un livello supplementare attraverso un leggero abbassamento della soglia dei solai.
Questa soluzione permetteva non solo di recuperare e rendere abitabile tutto l’ambito delle soffitte, ma anche di generare un piano ulteriore, immaginando un confortevole appartamento duplex con una zona attico e un superattico.
È così che nasce questo progetto
Il livello di accesso della residenza, situato al piano quarto, si presentava come un foglio quasi del tutto bianco, con l’eccezione vincolante di un muro portante a L, collocato più o meno al centro del volume.
Come spesso capita, Icona ha saputo fare perno su quell’unico vincolo strutturale, sfruttandone il potenziale progettuale –come in un’azione di judo- e trasformandolo in uno dei fulcri dell’intera operazione di design.
I concetti architettonici
Il concept del progetto si articola intorno a tre soluzioni architettoniche principali, alle quali va aggiunto un fondamentale principio di stile:
- la grande fluidità degli spazi dinamici e conviviali.
- la smaterializzazione della soglia tra interno ed esterno.
- la definizione della scala-scultura come perno intorno a cui viene sviluppato l’asse verticale.
Tutto ciò è accompagnato da una scelta formale molto precisa: quella di sperimentare e utilizzare in ogni occasione l’abbinamento di due elementi differenti.
L’idea della binatura: di due materiali, di due colori, di due forme differenti e in alcuni casi opposte ma messe in simbiosi e in equilibrio, è un esercizio di stile sviluppato intorno alla metafora della coppia, del paio, della congiunzione che vale più della somma dei singoli.
L’entrata avviene dalla bussola di ingresso: si tratta di una scatola rivestita di una carta da parati materica scura, uno spazio interlocutorio che prelude alla spettacolarizzazione della luce naturale della zona living.
Il living e la cucina: un “open space” che occupa l’intero livello
Si tratta di un ampio spazio senza soluzione di continuità, intervallato da alcuni setti parziali che ne ritmano la scansione.
Le pareti trasversali a questo spazio, quelle cioè orientate in direzione nord-sud e pertanto senza aperture verso l’esterno, sono colorate di bordeaux per accentuare i cromatismi. Si contrappongono le pareti a ovest, verso il cortile, e a est, sul terrazzo, che invece sono lasciate candide, quasi a fondersi con le grandi finestre e a dissolversi nella luce.
Il divano e il tavolo da pranzo in marmo dominano con la loro presenza il centro del palcoscenico, progettati su misura come i tavolini e moltissimi altri dettagli della casa.
I divani in velluto verde, che dialogano cromaticamente con la folta natura presente sul terrazzo, hanno una base in noce scuro con una smussatura che sparisce alla vista, dando quasi la sensazione di flottare nello spazio.
Le sedute dei divani sono state progettate come modulari e possono riassemblarsi in combinazioni diverse adattandosi a un uso flessibile dello spazio.
I tavolini e il tavolo da pranzo sono invece esponenti di un nuovo abbinamento tra marmo e legno. La base del tavolo è composta da due elementi diversi: un volume di marmo compatto e una gamba in noce dalla tornitura anatomica.
La zona cucina baciata dalla luce della terrazza
Anche il blocco della zona cucina, formato da un solo corpo allungato di granito e teak, assembla funzioni oltre che materiali diversi. Così nella prima parte è piano di cottura, piano di lavoro ed étagère, mentre nella seconda parte si allunga in un tavolo per sei persone sostenuto da incredibili gambe a squadra.
Il calore e la luminosità del teak si abbina al rigore scuro e materico del piano di lavoro, ingentilito da curve sinuose e morbide, su cui di giorno e fino a sera riverbera la luce proveniente dalla terrazza. Quest’ultima si sviluppa per tutti i 20 metri di lunghezza dell’intera facciata.
La parete di questo fronte è resa permeabile grazie alle vetrate extralarge che quasi coincidono con la superficie, contribuendo ad annullare la soglia tra l’interno e l’esterno.
La terrazza è assai profonda e poggia sul soffitto degli appartamenti sottostanti, ma è anche arretrata rispetto alla facciata dell’edificio, a sua volta dotata di terrazzi aggettanti. Così si crea una sorta di “scalino percettivo” che rende pressoché invisibile dalla strada lo spazio arredato dell’outodoor, garantendo una privacy straordinaria.
La scala elicoidale è il terzo elemento cardine del progetto e anche qui è in azione il dispositivo del codice binato. In questo caso si contrappone la leggerezza e la trasparenza del nastro bianco del parapetto in metallo alla massa
muscolare e lignea degli scalini in noce.
Al piano di sopra, nel superattico
Qui lo spazio distributivo è segnalato da una parete rivestita in carta da parati che nasconde, come dietro un grande affresco, le entrate delle camere. La falda del tetto si percepisce lungo tutto il livello del superattico, ma in particolar modo è acutissima nella camera padronale, disegnata da tagli molto accentuati. All’interno di uno di questi è stato ricavato un salottino per lo yoga e la meditazione con vista sui tetti di Milano.
Anche i bagni, disegnatissimi, sono contraddistinti dall’accoppiamento di materiali diversi, come il noce e il marmo scuro, con l’ottone brunito a fare da trait d’union.
C’è un’aria insieme di semplicità e di superba artigianalità in ogni ambiente di questa residenza. La lettura degli spazi è chiara, lineare, ma è al tempo stesso supportata da una complessità nel dettaglio quasi vertiginosa. Entrambe le condizioni si dichiarano e coesistono con equilibrio e grazia, in un progetto residenziale in cui uno più uno vale molto più di due.