Trentasei anni dopo la presentazione che nel 1988 inaugurò l’era delle collaborazioni con i designer internazionali, Flos torna a Palazzo Visconti
Il Fuorisalone 2024 di Flos è un percorso a tre tappe, una sorta di “triangolo del design”. Al centro, il settecentesco Palazzo Visconti in Via Cino del Duca, con l’installazione Flos at Palazzo Visconti che racconta la anniversary edition della serie IC di Michael Anastassiades, le nuove collezioni di Barber Osgerby e Formafantasma. A pochi passi di distanza in Corso Monforte, gli allestimenti Golden Hour di Michael Anastassiades nella storica vetrina del flagship store, e Out of Office, un progetto interattivo per il Flos Professional Space.
Il concept che ha ispirato questo percorso è nato osservando una foto d’archivio di Maria Mulas del 1988.
L’immagine ritrae, nel salone di Palazzo Visconti a Milano, un gruppo di persone – architetti, designer, critici d’arte, giornalisti – riunite in occasione della presentazione delle nuove collezioni di Flos, tra cui la prima lampada creata dal primo progettista internazionale per Flos: Philippe Starck.
Al centro della foto di Maria Mulas c’è lui, con intorno Achille Castiglioni, Afra e Tobia Scarpa, Fabio Lombardo, Gillo Dorfles, Italo Lupi, Cristina Morozzi e tanti altri personaggi del settore, tutti entusiasti e sorridenti.
“Il quella foto c’è tutta Flos: il suo passato, il presente e quello che vuole essere nel futuro”, spiega Barbara Corti, al suo primo Fuorisalone nel suo nuovo ruolo come Chief Creative Officer.
“In quei sorrisi si leggono leggerezza, coraggio di osare, una piccola dose di imprudenza e spensieratezza: mescolati al desiderio di accettare le responsabilità che competono naturalmente ai designer”, spiega.
“Sono volti che raccontano un’atmosfera ma soprattutto un’energia collettiva: la coesione di sogni, intenti, visioni tra tanti uomini e donne che riponevano grande fiducia nella cultura del progetto.”
Un’operazione anti-nostalgia
Con l’installazione a Palazzo Visconti, Flos vuole dunque ritrovare l’atmosfera di quella foto di Maria Mulas, quella dimensione affettiva del progetto che non è un dettaglio ma la base per fare bene le cose.
“Non c’è però alcuna nostalgia in questa operazione”, dice Barbara Corti, CCO di Flos. “Al contrario, Flos at Palazzo Visconti rappresenta la volontà dell’azienda di guardare sempre avanti continuando a far leva sulla propria identità storica e interpretandola in chiave contemporanea.
Ritrovare quell’atmosfera oggi vuol dire rinnovare il nostro focus sul grande senso di responsabilità che comporta il fare design, inteso come disciplina in grado di generare intelligenza collettiva, corto-circuiti creativi tra le persone e relazioni di senso tra persone e cose.
Essere dunque coscienti della nostra responsabilità in quanto produttori di oggetti: saper gestire con creatività situazioni – tecnologiche, economiche, produttive – sempre più sfidanti, prendere decisioni informate su temi sempre più complessi, valutare l’impatto ambientale e sociale di ogni nostro gesto progettuale e industriale. Essere radicali oggi significa saper gestire la complessità e farlo ogni giorno, su ogni dettaglio, sempre”.
L’allestimento a Palazzo Visconti
Oggi, come allora, Palazzo Visconti rappresenta quello che Flos è e vuole continuare a essere: per Corti, “un parco giochi del progetto, un terreno di esplorazione su cui si può esprimere il genio dei designer, che sono la nostra famiglia”.
Il viaggio apre nella sala d’ingresso del piano nobile. I visitatori verranno accolti da una serie di lampade Emi di Erwan Bouroullec che li accompagneranno lungo tutto il percorso dello scalone, allestite come candelabri per creare un ambiente raccolto.
È qui, infatti, che sarà possibile prendersi un attimo di pausa e immergersi nel cortometraggio che funge da preludio alla mostra. Una conversazione tra i cinque designer protagonisti dello spazio di Palazzo Visconti: Michael Anastassiades con IC 10 Anniversary, Edward Barber e Jay Osgerby con Bellhop Glass, Andrea Trimarchi e Simone Farresin di Formafantasma con SuperWire.
Per la realizzazione del cortometraggio, i designer hanno passato insieme una giornata chiacchierando, facendo giochi da tavolo, rispondendo a domande sul proprio quotidiano, presente e passato.
È stata ricreata una di quelle situazioni che nascono spontaneamente quando dei creativi condividono uno spazio e del tempo insieme. Quel dietro le quinte che è spesso precluso ai più ma rappresenta un grande valore – in termini di scambio di idee e ispirazioni – per chi progetta.
La dimensione affettiva che ci si dimentica spesso di celebrare come fondativa di ogni gesto di design.
Il salone centrale presenta un’installazione immersiva che racconta i tre prodotti novità, tutti in vetro
“Per sviluppare il concept, siamo partiti dalla natura dello spazio: un palazzo del roboante barocco milanese, pieno di divagazioni architettoniche, specchi, balconi, nicchie vere e finte, in cui la dimensione illusoria gioca un ruolo fondamentale all’interno dell’esperienza architettonica”, spiega Corti.
L’allestimento riprende l’illusionismo dell’ambiente e, ispirandosi ad esperienze artistiche (come la celebre installazione di Veronica Janssen al Panthéon di Parigi) e al materiale di elezione dei tre progetti presentati, il vetro, utilizza il vetro specchiato per creare una architettura nell’architettura.
Una serie di superfici riflettenti dividono lo spazio centrale in parti, ognuna dedicata a uno dei tre nuovi prodotti: IC 10 Anniversary, Bellhop Glass e SuperWire. L’impatto sullo spazio è volutamente leggerissimo e il linguaggio del palazzo viene raccontato in modo perpetuo dai giochi di rimandi visivi e specchiature, includendo le tre lampade in questa narrazione.
È interessante paragonare questo allestimento a quello del 1988.
Trentasei anni fa, Achille Castiglioni aveva scelto di ‘proteggere’ il design dagli eccessi del barocco, realizzando una serie di cocoon di legno e sottile tela bianca in cui ha posizionato la sua Taraxacum 88, Arà di Philippe Starck e altri prodotti della collezione di allora.
Per il Fuorisalone 2024, Flos ha seguito un processo inverso, aumentando il potere comunicativo dell’architettura e rendendo il design – con la sua purezza ed essenzialità – un protagonista centrale della storia dello spazio.
Bellhop Glass, nelle versioni sospensione e tavolo, IC10 nella nuova finitura oro e nella versione maxi, e SuperWire, in versione sospensione, tavolo e terra, sono anche le protagoniste dell’allestimento che prosegue nelle sale adiacenti, pensato per raccontare le caratteristiche progettuali e mostrare la qualità della luce delle collezioni.