“L’uomo al centro” di architettura e design: intervista con Gianluigi Landoni
“Architetto per passione, designer per scelta, creativo per carattere, artista per gioco...”
Proseguono le interviste di ACasaMagazine per conoscere da vicino designer e architetti italiani che sognano un mondo più bello. Questa volta un piacevolissimo incontro con Gianluigi Landoni che ci ha raccontato da vicino il suo poliedrico mondo visionario.
Laureato al Politecnico di Milano, Gianluigi Landoni nel 1985 partecipa alla fondazione del gruppo di tendenza di design “Amalgama”. Le sue prime esperienze professionali lo vedono impegnato dapprima come project manager presso lo studio di Rodolfo Bonetto (dal 1988 al 1990), e poi, dal 1991, come partner nello studio “Progetica Design”, dove svolge attività di ricerca e sviluppo del disegno industriale, approfondendo le tematiche del product design.
A partire dal 1994 svolge l’attività professionale in proprio, indagando i campi della progettazione, dell’allestimento e della realizzazione per varie aziende di arredamento nel settore commerciale e contract. Negli anni collabora con importanti marchi italiani a livello internazionale disegnando complementi d’arredo, luci e prodotti per il wellness, nel 1998, il riconoscimento Compasso d’Oro grazie al lavabo Wing progettato per Rapsel.
Landoni ha inoltre svolto attività didattica presso lo IED di Milano, ed è stato membro del consiglio direttivo di ADI/Lombardia e dell’Osservatorio Permanente del Design, ADI DesignIndex.
Oltre al Compasso d’Oro (1998), tra i premi ricordiamo il primo premio Concorso ADI/Expo (2015), la segnalazione all’edizione Compasso d’Oro del 1991 e la selezione all’IF Product Design Award del 1999.
Quali sono le qualità essenziali per consolidare collaborazioni con i grandi brand del Design internazionale?
Dando per scontate le necessarie capacità progettuali, è fondamentale avere i contatti giusti e le giuste relazioni con il potere decisionale…
In ogni suo lavoro troviamo “l’uomo al centro” … ci racconta?
Ho sempre pensato e creduto che questa disciplina, portatrice di elementi scientifici, tecnologici, culturali e umanistici, debba servire a far vivere meglio le persone nel loro percorso di vita.
Pertanto, “l’uomo al centro”, nel mio lavoro di designer, enfatizza l’importanza di progettare spazi e oggetti che rispondano alle esigenze fisiche, psicologiche e sociali delle persone. Questo approccio umanistico mira a creare ambienti funzionali, confortevoli e inclusivi che migliorino la qualità della vita.
Adottare una prospettiva centrata sull’uomo, considerando fattori come l’ergonomia, l’accessibilità, la sostenibilità e l’estetica, garantiscono che ogni progetto sia non solo esteticamente piacevole ma anche utile e sostenibile, promuovendo un’interazione armoniosa tra l’uomo e il suo ambiente costruito.
Architettura e Disegno industriale sono strade che possono sempre convergere?
Penso siano sulla stessa strada, perché la nascita della figura dell’architetto-designer, del progettista per l’industria che produce in grande quantità con macchine meccaniche, parte dagli anni Cinquanta, quando si instaura – come ha scritto Gillo Dorfles (1957) – una “vera e propria coscienza del concetto di industrial Design”.
Pertanto, a mio modo di vedere, il disegno industriale è parte dell’architettura e ormai l’architettura, con l’evoluzione tecnologica degli ultimi decenni, è un prodotto di disegno industriale.
Architettura e disegno industriale rappresentano due discipline che si intrecciano armoniosamente, arricchendosi reciprocamente.
L’architettura si concentra sulla creazione di spazi abitativi, lavorativi e pubblici che rispondano alle esigenze umane in termini di funzionalità, estetica e sostenibilità.
Il disegno industriale, invece, si occupa della progettazione di oggetti e prodotti che migliorano l’interazione quotidiana delle persone con il loro ambiente.
Ci racconta la sua filosofia dell’Abitare?
Senza scomodare le grandi filosofie dell’abitare, ogni luogo deve avere una propria essenza, e interagire con le persone che lo popolano: una soluzione architettonica che interpreti lo spazio del paesaggio, dell’edificazione e dell’arredo, un ambiente domestico che sia plasmato dalle figure che lo abitano, dove si vive la vita non solo in dimensioni spaziali rigide. Ma la staticità fisica è contrapposta alla dinamicità delle attività svolte che condizionano la fruibilità degli spazi e le funzioni sociali, non misurando l’abitare in metri quadrati, ma in qualità di funzioni e relazioni.
Questa filosofia mette l’accento su un design centrato sull’uomo, in cui ogni elemento dell’ambiente costruito contribuisce a creare un senso di appartenenza, comfort e armonia.
Estetica e funzione … se deve scegliere, chi prevale?
Dal mio percorso formativo la funzione prevale sempre, ma certamente non dimentica l’aspetto estetico, che delle volte assume dei caratteri fortemente ironici ed espressivi inaspettati.
La funzione prevale sempre come principio guida nel processo di progettazione.
La priorità è creare spazi e oggetti che rispondano efficacemente alle necessità pratiche degli utenti, garantendo comfort, sicurezza e utilità.
Tuttavia, la funzione non esclude l’importanza dell’estetica, che è integrata nel progetto per arricchire l’esperienza, spesso introducendo elementi di ironia ed espressività che sorprendono. Questo approccio bilanciato consente di realizzare soluzioni che sono non solo funzionali, ma anche visivamente stimolanti ed emotivamente coinvolgenti, dimostrando che estetica e funzione possono coesistere armoniosamente, con la funzione che guida e l’estetica che eleva.
In questo momento a cosa sta lavorando?
Stiamo lavorando ad una serie di sedute in metallo per l’outdoor, cercando di creare dei pezzi con il desiderio profondo di fondere funzionalità e bellezza, di evocare sensazioni di libertà, serenità e gioia. Il mio obiettivo è trasformare gli spazi all’aperto in estensioni del nostro mondo interiore, luoghi dove possiamo trovare rifugio, ispirazione e nuove prospettive.
Ci dà qualche notizia di progetti futuri?
Ah, i progetti futuri… in un certo senso, immagino me stesso su un’isola deserta, lontano da tutto e tutti, dove nessuno può disturbarmi.
Libero da ogni distrazione, lascio che l’ispirazione scorra senza limiti.
Forse il prossimo progetto sarà proprio un rifugio lontano dal mondo, un luogo dove l’architettura e il design si fondono con la natura, creando un’armonia perfetta.
Ma chissà… per ora, lasciatemi godere di questo sogno ironico e sereno…
Sostenibilità e innovazione sono i pilastri della sua ricerca?
In questi anni di sovrabbondanza e bulimia produttiva, la sostenibilità e l’innovazione emergono come pilastri fondamentali nella ricerca di un architetto e designer.
La sostenibilità, intesa come impegno verso pratiche produttive responsabili e verso il ciclo di vita dei prodotti, è essenziale per ridurre l’impatto ambientale e promuovere un uso consapevole delle risorse. L’innovazione, d’altro canto, rappresenta la chiave per sviluppare soluzioni creative che rispondano alle sfide contemporanee, migliorando la funzionalità e l’estetica degli spazi e degli oggetti.
Prima di ringraziarla e salutarla le chiediamo: nel futuro, quale vorrebbe fosse il progetto più iconico che narrerà la sua carriera da architetto e designer?
Tutti!
Appuntamento alla prossima intervista e alle novità dal mondo del design.