Inauguriamo con il 2024 una rubrica di interviste speciali a professionisti architetti e designer che con i loro progetti sognano un mondo migliore.
In primis per la salute del nostro PIANETA e di conseguenza per la nostra.
Abbiamo incontrato l’architetto Giorgio Caporaso che ormai da anni persegue percorsi green che hanno al centro un Design Sostenibile illuminato!
Nella storia del suo percorso professionale quale è stato il momento di svolta di Giorgio Caporaso verso la sostenibilità?
Parliamo di molti anni fa, anche se forse non parlerei di una svolta, ma di una sensibilità che mi ha accompagnato nel tempo diventando consapevolezza.
Sono sempre stato interessato ai temi relativi alla tutela e conservazione dell’ambiente. Sono argomenti che mi stanno a cuore. Forse è per questo che ho scelto di affrontare gli studi di architettura e design, con la speranza di poter contribuire, nel mio piccolo, alla salvaguardia del pianeta.
I miei primi progetti e tentativi in questa direzione risalgono alla fine degli anni Novanta e ai primi anni Duemila. Allora il termine sostenibilità non si utilizzava, si parlava di ecologia, un termine che risultava un po’ abbandonato dopo le importanti battaglie degli anni Settanta contro l’inquinamento ambientale.
In quel decennio si è diffusa una nuova sensibilità. Ci si è resi conto che non era sufficiente “non inquinare” e non bastava “risparmiare le risorse energetiche”, ma che bisognava assumere un approccio più globale e sistemico.
In quanto progettista e designer si è radicata in me l’idea che nei miei progetti dovessi considerare non solo l’aspetto funzionale, estetico e dei materiali, ma che questi fattori si dovessero intrecciare in modo da garantire un equilibrio con l’ambiente. Ciò che viene preso deve in qualche modo essere restituito. Già in molti miei progetti di interni ed esterni di quegli anni si possono rileggere queste tematiche e questi miei tentativi.
Faccio degli esempi. Nel 2004 ho seguito dei progetti in cui veniva posto come obiettivo primario il benessere bioclimatico degli edifici. Attraverso l’utilizzo di materiali naturali e accorgimenti tecnologici appositamente selezionati, l’utilizzo di tetti verdi, che grazie all’alloggiamento di essenze arboree di media espansione, permettevano di donare alla città un nuovo polmone verde in quota, il progetto risultava precursore, in anticipo sui tempi.
Ecodesign Collection
Sono poi iniziati i miei studi sulla riutilizzabilità, modularità e trasformabilità degli arredi. Sull’utilizzo di materiali riciclati o riciclabili che dopo una serie di prototipi sono confluiti nella mia cosiddetta Ecodesign Collection. “More”, il primo pezzo di questa collezione ha debuttato ufficialmente alla fiera ICFF di New York, nel maggio 2008.
Un altro momento importante è stato nel 2009 al Convegno Design Sostenibile Milano. In quell’occasione sono stato chiamato a fare i miei primi interventi pubblici sui temi di Economia Circolare e Design Circolare in cui proponevo un modello di approccio sistemico del progetto, in modo da pensare all’intero ciclo di vita del prodotto.
In questo momento il Design Italiano quanto è realmente votato alla sostenibilità?
Oggi la sostenibilità è un tema fortemente sentito nel mondo del Design e ci sono tanti progetti che rispondono a questi criteri grazie a progettisti attenti.
I termini sostenibilità ed economia circolare ormai sono fortunatamente entrati nel nostro lessico quotidiano e le persone sono sempre più sensibili a questi temi. Bisogna fare ancora molta ricerca in termini di materiali e cicli produttivi. Ripensare al modello delle fasi di progettazione e superare ancora delle resistenze ideologiche, insomma c’è ancora molto da costruire, ma sono fiducioso.
Dobbiamo comunque distinguere tra quei progetti supportati dal rispetto dei criteri di sostenibilità e quelli che invece hanno un approccio ancora un po’superficiale. Per non parlare di quelli che cavalcano l’onda e la moda del momento, ma non seguono esattamente quello che andrebbe rispettato, dall’utilizzo di materiali certificati, alle lavorazioni, al rispetto e giusta retribuzione della mano d’opera. Perché se vogliamo veramente parlare di sostenibilità del pianeta bisogna includere anche l’aspetto sociale.
La progettazione deve avvenire in maniera globale e sistemica in tutto il suo processo, pensando al ciclo di vita di un prodotto, compresa la sua fase di dismissione. Il cosiddetto “fine vita”, che poi non è un vero fine vita, ma dovrebbe essere l’inizio di un nuovo utilizzo come materia prima seconda. Questi sono i motivi per cui mi sono imposto di stilare una lista di criteri che un progetto dovrebbe soddisfare per poter essere considerato sostenibile.
Ha in programma progetti nuovi che vuole anticipare?
Sto ovviamente proseguendo le ricerche sull’utilizzo del cartone, ma sto allargando i miei interessi anche ad altri materiali, in particolare al legno. Un materiale evergreen in tutti i sensi, che è stato un po’ accantonato nel mondo del design, ma che in termini di sostenibilità, risulta essere una risorsa inequiparabile.
Il legno proveniente da foreste certificate, come ad esempio quelle di PEFC assicura la gestione sostenibile della risorsa bosco. E’ un materiale altamente sostenibile, e riutilizzabile, che consente lavorazioni rispettose dell’ambiente e una volta dismesso ritorna integralmente nel ciclo della natura.
Proprio con PEFC Italia, di cui sono Art Director, sto studiando una linea di arredi. L’intenzione è di sensibilizzare i consumatori e il mondo produttivo nell’utilizzo di legname proveniente da foreste certificate.
Utilizzando il materiale proveniente da queste foreste non solo non si depaupera l’ambiente, ma si innescano una serie di meccanismi virtuosi grazie ai quali si tutelano le foreste fondamentali per il benessere del pianeta.
La certificazione della gestione delle foreste è oggi uno strumento fondamentale. Garantisce che il legno e i suoi derivati provengano da foreste e piantagioni gestite in modo sostenibile e legale. Contrasta i traffici e le attività illegali nel settore foresta-legno, dando valore all’economia locale e internazionale, proteggendo le foreste e le comunità che le abitano. Ovviamente a patto che le lavorazioni del legno nella filiera produttiva vengano eseguite nel rispetto dei criteri della sostenibilità.
Ultimamente mi sono dedicato alla formazione, rivolta a professionisti e nuove generazioni e ai prossimi operatori del settore, in modo da diffondere un corretto approccio verso la sostenibilità. Sto lavorando con studenti universitari e di istituti secondari superiori e sto portando avanti delle ricerche.
Giorgio Caporaso qual è il suo sogno professionale…. o meglio, sappiamo che i sogni non vanno svelati prima ma cosa si augura?
Secondo me, la soddisfazione più grande per un designer è vedere utilizzati i suoi progetti. Nel mio caso, se posso fare una battuta, vorrei che i prodotti da me progettati fossero così duraturi da non vederne mai il fine vita. Sempre attuali e performanti.
E se proprio venissero utilizzati tanto da arrivare a fine vita, non diventassero materiale di scarto, ma “materia prima seconda” riutilizzabile in nuovi progetti e produzioni nel rispetto dei principi del design circolare!